Il muro della metrica (di Alberto Baroni)

23.05.2022

IL MURO DELLA METRICA

Per introdurre l'argomento di cui sopra, fra le tante affermazioni che appaiono sul Web, a proposito della metrica, ho scelto questa:

"C'è chi dietro la metrica si è costruito un muro dal quale non riesce più a vedere le sfumature che l'emozione riesce a dare. Tutti possono studiare la metrica... ma in pochi sanno emozionare".

Questa affermazione ha in sè una grande verità, ma a mio parere è alquanto limitativa.

Nell'affermazione sopra esposta, la verità con la quale concordo è che "pochi sanno emozionare", ma aggiungerei, a prescindere dalla metrica o meno.

Poeti si nasce (raramente) o a volte lo si diventa leggendo i grandi (quelli veri) provando e riprovando, avendo il coraggio di buttare via quello che non è bello, o comunque quello che non sentiamo all'altezza dei nostri sentimenti.Nel secolo scorso è diventato d'uso definire la metrica, travisandola, un fardello di regole atte solo a complicare la vita di chi si appresta a scrivere una poesia, dimenticando che quelle che vengono descritte come regole a volte non sono altro che leggi naturali che si sposano molto spesso con la fonetica.La si identifica con la rima, nata per accompagnarsi alla musica, ma la rima in poesia è l'ultimo dei pensieri di un poeta.

Altre volte la si confonde con il vasto mondo delle figure retoriche, che spesso senza rendercene conto, usiamo anche nel linguaggio quotidiano, e, fra l'altro, largamente usate in prosa.

Ditemi ad esempio chi è quello scrittore che non usa le figure retoriche, come ad esempio, solo per elencarne alcune, ma ce ne sono tante altre: la metafora, la similitudine, l'allegoria, la perifrasi, l'iperbole, l'eufemismo, la personificazione etc.etc.

Quindi se andiamo a enumerare quali sono le regole più basilari della metrica, spesso descritte come una rete che ingabbia le emozioni, in effetti sono pochissime, e non prescindono mai dalla conoscenza della GRAMMATICA; e sono per lo più regole morfologiche.

Basilare è la conoscenza di cosa è un DITTONGO e uno IATO, nei confronti dei quali un poeta all'interno di una parola di un verso, può in alcuni casi decidere se applicare una SINERESI o una DIERESI quest'ultima ormai in disuso. LA SINALEFE, una regola che oserei dire quasi fonetica, di certo la più importante. LA DIALEFE, ma che dal seicento non si usa più. L'ANASINALEFE, L'EPISINALEFE, che si usano solo fra versi. Molte altre volte per ribadire che la metrica ingabbia, si fa riferimento a come viene costruito una verso.

I versi metrici, mai misconosciuti da nessun poeta, sappiamo quali sono nella poesia Italiana e debbono contenere al loro interno un preciso numero di sillabe (da quattro a dodici), di cui la penultima sempre accentata tonicamente, e poi si va a capo.

E che possono essere PIANI, SDRUCCIOLI o TRONCHI.Nei versi chiamati liberi, invece è il poeta stesso che elegge ad unità di segmentazione una porzione del testo.Tutte qua le immense difficoltà di cui la metrica viene accusata. Regole che non sono tante e nemmeno così ostiche!Peccato che, nella confusione dei valori che caratterizza il nostro tempo, spesso non si va a capo perché è finito il verso, ma è finito il verso perché si va a capo, la qual cosa è evidente quando i versi non sono altro che prosa spezzettata, a volte anche malamente. La poesia in metrica si sposa facilmente alla musica. Prendiamo ad esempio i versi di Mogol nelle canzoni di Battisti, scritti in maniera metricamente perfetta, o riferendoci all'oggi esaminiamo i versi che molti rapper usano nei loro brani, che sono anch'essi scritti in metrica, con l'uso anche della rima...una riscoperta? No! "Purtroppo" una necessità, perché la metrica è musica e questi signori "I Rapper" l'hanno capito e così l'hanno studiata.Una poesia scritta in versi liberi difficilmente è abbinabile alla musica.

Ora rispondete a questa mia domanda: "chi, a pari capacità di esprimere le proprie emozioni, è il poeta più completo? Quello che sa scrivere in versi metrici e anche liberi, o quello che sa scrivere solo in versi liberi?".

A mio parere dobbiamo smettere di condannare a priori la metrica, la metrica non ingabbia nulla, se la si conosce e la si sa usare.

Tutto dipende sempre dalla capacità o meno di saper esprime le proprie emozioni, ma soprattutto di averle quelle emozioni, nella scelta accurata delle parole con le quali esprimerle. Ecco una altra idiosincrasia che colpisce sia la poesia metrica che quella libera; la ricerca delle parole.

Sì! Colpisce anche i poeti che scrivono in versi liberi, che pur se liberi dal verso metrico, quando si lasciano condizionare dalla ricerca ossessiva delle parole, li ingabbia, diventando come alcuni dei loro colleghi metrici, solo tecnici della parola, tanto che i sentimenti comunicati e le emozioni non sembrano vere. Concludendo! Purtroppo è vero che tante poesie scritte secondo antiche forme metriche, o anche, tralasciando le forme (Sonetto etc), solo con l'uso di versi metrici, sono un puro sfoggio di tecnica, ma insipienti da un punto di vista emotivo.

Ma altresì quante poesie scritte in versi liberi sono dal punto di vista emotivo insipienti, con l'aggravante che a volte sono anche sgrammaticate.

Costoro, in entrambe i casi non sono poeti e non lo saranno mai!

La poesia è una manifestazione del mondo interiore del poeta, è il senso delle sue esperienze emotive, psicologiche, fantastiche e memoriali. I temi sono illimitati, poiché ogni esperienza dell'uomo suscita emozioni, sentimenti e riflessioni. Come pure illimitate sono la varietà di forme e soluzioni espressive, nell'elaborazione di un linguaggio che sfrutta tutte le possibilità della lingua di dare vita a immagini e figure. Quindi non innalziamo muri di preconcetti.


Alberto Baroni

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