Spazio poesie

Poeti2000

Il poeta comincia dove finisce l'uomo.
(Josè Ortega Y Gasset)


Carlo Molinari


Oppio di campo


Ti rivedrò

là dove la ciglia di luna

intinge la lingua su Marte,

là dove le costellazioni

si denudano

danzando senza pizzo

tra le lenzuola buie del cosmo,

nel rotear dove

Vergine e Bilancia

s'osservano guardinghe

e attendono d'esser ascendenti

sulle nostre vite disarcionate.

Sarà notte, e la sera

avrà già ingoiato Il Carro,

mentre la città s'offuscherà

dietro tapparelle semichiuse

e intrichi di letti a due piazze.

Saremo due militi

dal sangue immacolato,

e dal tuo rimmel colato

e dal mio ventre rugoso

zampillerà

quell'oppio di campo

che disinfetterà

l'ecchimosi brucianti

della dimenticanza.

Ti rivedrò nel silenzio

di non saper più cosa dirci,

negli occhi che si sfuggono,

nelle mani inguaiate nelle tasche,

davanti a un caffè palpitante

e una sigaretta che brucia il vento.

Saremo come gli amanti

nei cieli cobalto di Chagall,

con un violino e un abito da sposa,

e sputeremo lontano

i giorni infetti dalla melanconia.

E saremo allora, solo allora,

memoria vivida

di cerulei e nivei giacinti,

quando ci si teneva per mano

e si andava oltre l'amore,

con un bacio sacrale

sulle palpebre socchiuse,

mangiandoci la pelle di mandorla

fino ad arrivar alla carne,

che odorava di sapone fresco.


Carlo Molinari


Se solo sapessi


Se solo conoscessi

la fragola delle tue labbra,

prenderei tutte le stelle

e ne farei un lenzuolo

per le tue cosce d'alabastro.

Se solo sapessi di te,

delle lune diafane dei tuoi seni,

dolci pani d'altare

infarinati di saggezza,

m'adagerei su sorgive di canto

e vivrei ciò che mi rimane

nella lode alla mitezza celeste,

che t'ha fatta sbocciare

su questo giardino terrestre.

Se solo conoscessi

il mistero delle sottane

da Belle Epoque dell'anima tua,

diverrei sarto da mistica boutique.

Per te inventerei il filo di seta,

la calma del cashmere,

l'amabilità del lino egiziano.

Mi farei anche virtuoso pianista,

per il tuo sguardo di cedro e zagare

suonerei notturni, minuetti e preludi.

Chiamerei tutti gli orchestranti

di Vienna, Berlino e Venezia

e, lentamente come goccia di fiume,

farei scorrere sulla tua pelle

una sinfonia d'altri tempi, tra monili,

aromi d'Arabia e arazzi di ciniglia.

Se solo sapessi di più

del tuo essere mare d'Agosto,

t'inventerei, come creta ti plasmerei.

Potrei discorrere con le tue caviglie

del destino eterno, inventarti un bacio

che sappia di felci, mirtilli e malva.

Ma tu sei solo vento di ponente,

un'ombra tacita che fruscia

tra le gambe sudate dell'aurora.

Resto ramingo a mirare Il Carro,

Orione e l'Orsa Maggiore

e mi bevo l'incorporea tua assenza.

Bellezza che mai nessun Raffaello

seppe concepire né dipingere.

Incanto primordiale

che mai sfiorasti la mia arsura,

assetata di viole e di chiome

da consacrare all'onda increspata,

che ben sa quanto porti pena

una donna mai esistita.


Carlo Molinari


Adolfo Nicola Abate


A volte basta una parola


A volte basta una parola

per mostrare che ci sei,

che esisti per me

che esisto per te

che mi hai guardato

che mi hai letto il cuore

che mi hai abbracciato

in una sola parola,

senza sapere come sono fatto

se di carne di pezza di legno

senza conoscere le mie fattezze

senza guardarmi negli occhi

senza ascoltare la mia voce

senza sentire odori e profumi,

solo leggendo i miei versi!

Per quella parola ti ringraziamo

io e l'autore.


Adolfo Nicola Abate


Un piccolo osso di seppia


Un piccolo osso di seppia

ha trasportato il mare arrogante

sbattuto su un arenile adriatico

insieme con alghe morte e rimasugli

tritati di gusci di mitili e cozze

inutili conchiglie usate

e pezzi di pietra da chissaddove.


Porta con sé una storia finita

di famiglia di seppie sperdute

un senso inconsapevole di morta eternità

che attende altra collocazione,

poltiglia per galline e uccellini,

magari erosa dignitosamente

dalla tartaruga di mia madre

fuggita dal perimetro assegnato

per un letargo d'improbabile durata.


Su quell'arenile oggi non c'è più

quel piccolo osso di seppia

sbattuto dal mare arrogante

come non c'è più

la tartaruga di mia madre

volata via dal terrazzino

e non c'è più neanche mia madre

volata in cielo credente

un ventitrè febbraio sorridente.


Adolfo Nicola Abate


Alberto Baroni


Ognuno invecchia a modo suo


Sempre più lente le mie mani,

più arduo usare gli strumenti;

più lento il passo che mi lascia indietro

e incerti gli occhi che sfuocano le cose.

A volte incespica il pensare,

che ancora vivo, imbarazzato

cerca parole che non l'assistono

o idee che poi svaniscono.

Esaspera la morte le paure,

così che con rassegnazione

m'adeguo ai limiti del corpo,

ridisegnando ogni semplice gesto

con saggezza che sa di naftalina.

Ma il mio proceder lento

il tempo non rallenta, ed i suoi giorni,

incuranti, trascorrono veloci.

Per dare un senso a questa età

d'ininterrotta attesa,

posso arricchire il mio vissuto,

un capitale tutto mio,

od inventarmi un Dio!

Se fallirò, dovrò farmi bastare

il conforto dell'immediatezza:

- qui, all'istante, subito -

drogandomi di ogni alito di vita.


Alberto Baroni


Compagni i miei ricordi


Dal finir del giorno
nasce fonda la notte,
così dal vivido oggi
che trasfigura in ieri
fredda nasce l'angoscia.
Aghi di ghiaccio, affanni
che cadono dal tempo,
trafiggono il cuore
e l'anima del mio presente.
Son stanco! Fa freddo!
Allor debbo fermarmi
e scorrere a ritroso le mie orme
per ravvivare quel fuoco
che spento pare nelle vene;
rievocar l'ebrezza dell'amore,
ricucire gli affetti, i sorrisi,
delle colpe le tante cicatrici;
non rinnovar la morte,
ma abbracciarmi a quei volti
un di da me recisi,
che accanto da sempre mi sono
sull'aspro sentiero della vita,
per non sentirmi costretto
a viverla per forza,

ma...nella gioia di ciò

che ancor mi aspetta.


Alberto Baroni


Giusy Maugeri


Forse il vuoto del nulla


Delle mie parole

cadute di notte su un foglio bianco,

cosa percepirai tu che scorri le righe...

Riuscirà la mia penna a dare forma,

a imprigionare l'immensità?

E' riduttiva ogni sillaba,

non sa descrivere il volo sulle alte cime,

né lo slancio d'amore che s'innalza,

brucia e si consuma,

dividendosi in particelle multicolore,

come i fuochi d'artificio nel dì della festa.

E poi il silenzio, il buio,

forse il vuoto del nulla che colma le ore,

mentre elabora dense emozioni il cuore,

scolpisce figure la mente

e gioca coi toni del chiaro-scuro,

come in un disegno mai completato...

Di questo cosa percepirai tu che leggi parole,

nero su bianco senza colore,

tu che non stringi la mia mano

e non ne senti il calore,

né vedi i miei occhi,

né le rughe della mia pelle,

solchi di vita,

tracciati di risa e di pianto,

di vittorie e sconfitte

passate e presenti...


Giusy Maugeri


Il coraggio di un fiore


Lungo il sentiero del mattino

ritrovai brandelli d'anima

sparsi tra le ortiche.

Pietosamente li raccolsi

e li accarezzai,

stringendoli sul cuore,

mentre un pallido sole

stentava a farsi spazio

tra nembi minacciosi.

Proseguii il cammino,

lento, pensoso, stanco...

Il mare in tumulto

tormentava da tempo

la scogliera della vita

ed ogni risacca portava via con sé

una parte di coraggio...

Un piccolo, delicato fiore,

bianco

come il candore della vita appena nata,

alzava ingenuamente il suo capino

ed esplorava il mondo,

ignaro delle insidie delle ortiche,

dischiudeva la sua corolla verso il sole

e, aprendo le sue tenere foglie,

abbracciava con fiducia il mondo.

Allora,

alzai lo sguardo verso il cielo

e ancora una volta

dissi il mio si alla vita...



Giusy Maugeri


Annamaria Gazzarin


Rinascita

alla Casera de Tonin


cumuli di pietre

accartocciate

intorno a grappoli

di profumi penduli

di giovani acacie vistose

e a sinuosi sambuchi

spuntati dove un tempo

nelle notti d'estate

s'acquietavano i campanacci

delle vacche

al ritorno dal pascolo

e trovava riposo

il tuo corpo bambino

stanco di fatiche adulte


bianchi ammassi rocciosi

dimenticati

lungo un antico sentiero celtico

riscoperti

luoghi di improvvisati picnic


preziosa cava affiorante

svuotata

da avide mani rapaci


chiamavano

lassù

dove nidifica il biancone


e risuonarono ancora

antichi colpi

di scure di scalpelli

sapienti

a rianimare le pietre


e fu come rinascere

e ritornare bambini con te

in quel prato odoroso di narcisi

dove assaporavi aspri mirtilli viola

con le dita sporche di caglio


Annamaria Gazzarin


Album


Sagome note

riemergono

da un tempo sbiadito


Riflessi

di memoria

assopiti

si ricompongono

in sparse monocromie


Ritornano

fremiti di vita

Dettagli

che ancora spaccano

dentro


Raccolgo

frantumi

di una collana

che resta preziosa


Annamaria Gazzarin


Marta Sansavini


Incontro


La piazza grande,

d'azzurro inviolato

questo cielo,

squilla la bocca di una donna

risponde uno sguardo

al suo passaggio.

Che gaia rossa passione

questa piazza amorosa,

è fuoco che smorza l'inverno,

luce che contagia il mattino

e di tenerezza trabocca.

S'ammutolisce il freddo

con le labbra sulle labbra.


Marta Sansavini


Monet


Amava la luce, la brezza, i sensi,

i cieli nei loro mutamenti,

i riti degli incontri di parole

i volti muti e assorti

nell'ombra dei giardini

i dorati bagliori sui prati e sulle foglie.

Vagava su ponti evanescenti,

fra stazioni fumiganti

avvolte dal mistero.

Amava le marine con la calma delle vele,

il chiarore delle onde

nelle bianche tempeste

le alte guglie delle cattedrali,

indefinite e tremolanti

ad inseguire il giorno.

Ma ancor più amava le ninfee,

magie negli occhi,

ossessioni del suo spazio

negli anni avanti più felici,

bocche amorose e silenziose,

tumulto di colori mescolati

all'acqua di uno stagno.


Marta Sansavini


Caterina Alagna


Luna


Una brezza eterea carezzava

la terra come piuma leggera.

La sua luce argentea cullava

i pensieri stanchi della sera,

bagnando di un bianco bagliore

le nostre parole di cera.

Gli animi agitati placava

dagli attacchi del mondo,

dalle logoranti vicende del giorno.

Ombre spossate nel corpo,

arrese nell'abbraccio di Selene

che mutava in quiete

il flusso burrascoso delle vene.


Caterina Alagna


Tremule lanterne


Tremule lanterne

si soffermano sul rumore

del silenzio,

sullo sguardo di un uomo desolato

che approda incerto sul piano

della parola,

su quell'onda che s'inarca su una linea vuota

che inerme ti ascolta.


Approdo sicuro è il silenzio,

una riva poco affollata,

dove l'essenza ricuce

il margine strappato di un'idea,

di un sogno mai realizzato

che tuttavia respira ancora.


Caterina Alagna


Cinzia Pizzarotti

Un libro


Pagine scritte
una dietro l'altra a raccontare pezzi di vita.

Respiri flebili come
scritti con una matita dalla punta arrotondata quasi ad aver paura di rovinare la carta.

Delicati difficili da leggere.
Oppure urla disperate e violente.
Incisi con la penna come ad essere uno stiletto. Da usare con violenza.
Come a voler estirpare un dolore profondo. Questo sono i libri....
Non sono racconti" innocenti"
ma testimonianze di se.
Involontariamente camuffate da semplici storie, passatempo per i più
Confidenze ad un amico muto per chi scrive.


Cinzia Pizzarotti


UN GIORNO


Un giorno,
quando il tempo avrà

sollevato la coltre della rabbia e della frustrazione,

quando guarderai fuori dalla finestra,
e guarderai con gli occhi liberi dalla nebbia
che rende tutto senza orizzonte,

solo allora capirai il passato.
E vedrai ciò che non hai visto allora.
Solo quel giorno potrai capire.
Se il passato è degno di rimpianto o compiacimento

se ha lasciato un vuoto o ti sei liberato di un peso.

E capirai che ,comunque siano andate le cose,

indietro non si torna...


Cinzia Pizzarotti


Antonietta Crepaz

Incastrati tra i sassi


Ho sperato

tra un filo di canapa

e un passo di madre,

ho superato il pianto

per un libro bruciato,

ho guardato il cielo

come un puzzle spezzato

tra le fronde e i rami,

ho camminato sola

in compagnia di me stessa,

ho trovato risposte

nella sabbia e nel sole

e dubbi incastrati tra i sassi.

Ma fin dal primo vagito

ti ho amato Vita.


Antonietta Crepaz


Aforisma quotidiano


Aforisma di vita

esistenza tra poesia

sogni e realtà,

profumo d'inchiostro

di arrosto che brucia,

di pane sul desco,

di galaverna nel freddo

di grilli d'estate.

Ricordi d'amore

di panni lavati

di notti a pensare

di fusa di gatti

di danze nel vento

di ansia leggendo il giornale.

Speranza all'alba

camminando su un cordolo

fantasticando con nulla

per tornare a destarsi

nelle orme lasciate

sul tappeto di casa.

Bisogno di un lume

che semini luce

che recapiti pace,

e di mani sottili

per districare grovigli

tra gugliate di sogni e realtà.


Antonietta Crepaz


Antonella Cimaglia

Il sacco di juta


Passerà questa pioggia e insieme a lei l'arcobaleno,

passeranno i morsi sull'anima e i lividi sul petto.


Tornerai a cesellare i tuoi versi e l'argento...

E realizzerai grandi mosaici con pasta di vetro,

per veder filtrare i raggi del Sole.


Tutto e nulla del mondo ti apparterrà,

finché conserverai con cura,

il vento nelle tasche.


Antonella Cimaglia


La passeggiata


Se ti appoggiassi all'anima mia,

forse cadresti,

forse non troveresti consolazione.

Non troveresti dimora. Né quiete.

Solo quattro passi insieme,

per riposare dai pensieri,

per scongiurare ogni guerra,

e continuare a riempire il cielo

di sogni e lacrime.


Antonella Cimaglia


Tiziana Furiesi

Sono caduta dal cielo


Sono caduta dal cielo e
sono ancora lì
su quella nuvola
e ti cerco….ti cerco.

Non so più niente
sono bloccata in quel limbo
tra cielo e terra.

Non lo so
cosa è bene e cosa è male,
io ascolto solo il mio cuore,
ho detto,
perché allora
sono ancora qui?

Ho paura della pioggia
ho paura della tempesta
che mi travolga
ma forse
mi ha già travolto.

Ho paura del fuoco
perché ci si brucia
ma forse
mi sono già bruciata.
Ho paura e
ho bisogno
delle tue dolci parole
che mi accarezzino
ancora e
chissenefrega del tempo,
io voglio volare!!


Tiziana Furiesi


Ai miei figli


Parti di me
dentro di voi
cellule, carne
memorie di me
dei miei antenati
della mia anima
delle mie vite passate
tutto dentro di voi.
In quei nove mesi
in cui il mio ventre è stato
il vostro nido, il vostro rifugio,
tutto è avvenuto.
Il passaggio, da me a voi.

Anche vostro padre
è in voi,
il suo seme, il suo spirito.
Voi siete l'unico luogo
in cui io e lui siamo ancora insieme
e forse lì dentro siamo più vicini
di quanto lo siamo mai stati qua fuori.

E voi siete
il nostro risultato migliore.
Voi potete scegliere in ogni istante
le parti di noi da tenere
quelle da lasciare
quelle da cambiare e migliorare.

Voi siete gli artefici
della vostra vita
e rovistando
tra tutti i nostri difetti
tra tutti i nostri errori
dai quali potrete sempre imparare,
troverete, cercando bene,
anche il nostro infinito
amore per voi.


Tiziana Furiesi


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