Lo Haiku (parte prima) di Alberto Baroni

20.01.2022

- LO HAIKU -

UN PO' DI STORIA


Affinché si affronti questa particolare forma di poesia orientale con il dovuto rispetto, mi permetto di ricordare che la stessa rappresenta il modo più elevato di esprimersi poeticamente del popolo Giapponese.

La si trova, non ancora affrancata in tale forma, a partire dall'VIII secolo, nella Waka, poi identificato con il termine Tanka (5-7-5-7-7), di cui abbiamo già avuto modo di parlare, e nella Renga (Lett. Poesia legata) che era una particolare forma di poesia a catena, a cui partecipavano più autori, nata come passatempo di poeti di corte nel periodo Heian (794-1185), che era un susseguirsi di Tanka. La parte più importante di questa costruzione erano i primi tre versi o Ku (5-7-5), chiamata Hokku o strofa di apertura che conteneva un riferimento stagionale. Nel XIII secolo già molti poeti cominciarono a considerare la strofa di apertura di un renga come un qualcosa di a sé stante, qualcosa di compiuto definendola Haikai no hokku, a prescindere dal contesto poetico nel quale veniva usato, termine poi che venne contratto in Haikai, per poi diventare nel XIX secolo.

"HAIKU" parte prima

L'haiku è formato da diciassette sillabe, suddivise in tre versi, rispettivamente composti da: 5 - 7 - 5 sillabe (on).
Ciò deriva dal concetto che ogni emozione è un indivisibile e perfetto insieme che può essere espresso da poche, significative parole.

A Tale proposito vale fare una precisazione:

l'haiku quando è approdato nel mondo occidentale è stato adattato alle varie esigenze grammaticali e fonetiche delle varie lingue. Ad esempio nei paesi Anglofoni si è verificato un progressivo allontanamento dallo schema 5-7-5 in favore di un più vario modello sillabico. Ciò perché una sillaba inglese è spesso più lunga di un "On" giapponese, ma ha una maggiore libertà grammaticale.

In Italia, l'autore è libero di seguire nel conteggio delle sillabe sia quello "ortografico" sia quello "metrico". Ecco perché in precedenza vi sono state proposte le poche figure metriche necessarie a comporre lo Haiku metricamente. Una mia opinione personale è che sia il ricorso al sistema ortografico che a quello metrico, non permettono un adattamento fedele ai canoni della lingua giapponese; ma sempre a mio parere il sistema metrico pur discostandosi a volte dal numero di sillabe grammaticali (5-7-5) non perde la lunghezza fonetica che nel Giapponese tra la lingua scritta e quella parlata è sempre assicurato.

L'HAIKU È POESIA DI CONCENTRAZIONE

L'Haiku è un componimento dell'anima. È come un attimo di vita che diventa verso.
In Giappone affermano che sia un vero e proprio "Poema".
Particolare, nella costruzione dell'Haiku, è la "separazione" e la mancanza di collegamenti logici tra i versi al fine di creare pause. Soggetto dell'haiku sono infatti scene rapide e intense che rappresentano in genere la natura e le emozioni che esse lasciano nell'animo dell'haijin (il poeta, o persona haiku).
La mancanza del soggetto, degli articoli e dei nessi evidenti tra i versi rendono ancora più intima e criptica la composizione, lasciando spazio a un vuoto ricco di suggestioni e di immaginazione.

TRADIZIONALMENTE L'HAIKU È PRIVO DI TITOLO

Per comprendere il senso degli Haiku è necessario entrare nella cultura del popolo che ha inventato l'haiku e nello spirito Zen, per cui l'uomo si realizza appieno solo integrandosi con l'ambiente in cui è inserito, per quanto ostile questo possa apparire. Il poeta non deve descrivere ciò che vede, ma essere, in quel momento, ciò che descrive. È dunque una poesia di meditazione e di introspezione.

La caratteristica fondamentale dell'Haiku classico è quella di fare riferimento a una delle quattro stagioni, riferimento che è chiamato "kigo" e che è la principale chiave di lettura.

Esempi:


Kato Shuson


sono abbaglianti

per l'occhio malato-

rose invernali


Andrea Cecon


vento di autunno,

su strade cittadine

porta il viandante


Fabrizio Frosini

sera quieta-

sussurri dalle stelle

non tarderanno


Luca Cenisi


convalescenza:

sulle dita il profumo

dei mandarini


Alberto Baroni

rosso tramonto

tinge il verde del lago-

e la papera


(Continua)

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