Lo Haiku (parte terza) di Alberto Baroni
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"HAIKU" (parte terza)
CHE COSA PUÒ RIGUARDARE QUINDI UN HAIKU:
- un'attività umana
- un gioco
- una via verso la contemplazione
- uno spazio di libertà della nostra mente
- un terzo occhio
- strumento che fa assurgere le cose piccole, apparentemente insignificanti, alla condizione di poesia e di bellezza.
- un luogo di esplorazione e quindi di avventura.
- una pratica semplice di ritualità.
- uno strumento di condivisione.
VEDIAMO ORA COSA NON DEVE ESSERE:
- Non è una definizione
- Non è un insegnamento morale
- Non è un pensiero filosofico
- Non è una immagine astratta
- Non è un gioco di parole
- Non è un gioco di rime
- Non è un aforisma
- Non è una massima
- Non è una sentenza
- Non è un proverbio
- Non è un pensiero
- Non è un'idea
CHE COSA RIFIUTA GENERALMENTE L'HAIKU?
In generale l'haiku rifiuta la gran parte delle nostre figure retoriche di cui qui di seguito elenco le più pregnanti:
IL GIUDICARE - Ritenere, considerare,
reputare, stimare - sottoporre a giudizio, sia di natura morale o estetica,
valutare:
LA POMPOSITÀ - L' ampollosità, la magniloquenza espressiva .
L'IPERBOLE-Figura retorica che consiste nell'esagerare o ridurre, oltre
i limiti normali, la qualità di una persona, animale, cosa o un'idea.
LA PERSONIFICAZIONE - Figura retorica che consiste nell'attribuire a cose e ad
animali azioni o sentimenti umani.
LA PROSOPOPEA - Figura retorica - Simile alla personificazione consiste
nell'attribuire prerogative umane a cose o a concetti inanimati o astratti,
facendoli parlare o rivolgendo loro la parola.
L'ORPELLO - Ciò che è pura apparenza, esteriorità, lustro, finzione, anche,
artificio retorico, abbellimento letterario
IL COMPIACIMENTO- -Senso di soddisfazione, intimo piacere, compiacenza,
soddisfazione ostentata quanto infondata.
L'AUTOREFERENZIALITÀ- La tendenza a parlare ed agire riferendosi solo alla
propria persona.
L'INTERLOCUZIONE- Esprimere a parole il prendere parte a un dialogo, a una
discussione.
LA RIMA - Non credo che questo termine vada spiegato.
LA METAFORA- Figura retorica che si ottiene sostituendo un termine con una frase
figurata legata a quel termine da un rapporto di somiglianza, ad esempio:
Stanno distruggendo i polmoni del mondo, in cui "i polmoni del mondo"
sta per "boschi".
LA SIMILITUDINE- figura retorica consistente in un paragone istituito tra
immagini, cose, persone e situazioni, attraverso la mediazione di avverbi di
paragone o locuzioni avverbiali (come, simile a, a somiglianza di). Es. È furbo
come una volpe.
L'APOCOPE: che riguarda una parola che può essere accorciata nella sua parte
finale. - Esempio: Andare = Andar.
Perché lo scopo dell'haiku non è
"stupire" con metafore bizzarre o ardite.
Questo è un breve sunto di quello che non si deve utilizzare per scrivere un
Haiku, è evidente che di figure retoriche nella poesia Italiana ce ne sono
tantissime altre, molte inutilizzabili proprio per l'estrema ristrettezza della
costruzione metrica dell'Haiku (5-7-5 ) è mio parere personale, consolidatosi
nella lettura di tantissimi Haiku, che meno se ne fa uso meglio è.
Importante è che le parole siano ridotte al minimo e che non abbiano riferimento con chi le scrive, quindi nessun aggettivo, avverbio, o descrizioni di sensazioni percepite dall'Haijin.
Riepilogando:
- Nel testo dell'Haiku meglio se non trovano posto pronomi o aggettivi come: io, tu, te, mi, mio miei - o tutto ciò che può indicare la persona fisica dell'autore, né una sua azione od emozione.
- Meglio se non trovano posto aggettivi come: triste, innamorato, stupito, perplesso etc. che indicano la presenza di un soggetto che prova emozione.
- Meglio se non si usano verbi che nella loro coniugazione alla prima persona presente esprimono emozioni come: io amo, io ricordo, mi commuovo, mi stupisco; né che esprimano azioni come io abbraccio, io apro, io odo, io contemplo.
- Come meglio evitare aggettivi superflui o pleonasmi, come: caldo, infinito oscuro, quando si riferiscono a oggetti o fenomeni che lo sono già per loro natura.
- Nell'Haiku i versi debbono essere essenziali, quindi dire: Sole caldo vuol dire raddoppiare le parole necessarie e quindi dimezzare la capacità figurativa del verso.
- Non c'è posto per avverbi come: eternamente, per sempre, mai, o per concetti come eternità, bellezza, perché sono elementi astratti, introdotti dalla mente dell'autore, quindi una intrusione indebita.
- I consigli di cui sopra, come potete notare sono
sempre preceduti dall'aggettivo " Meglio" perchè vi sono comunque "eccezioni" anche illustri
che li derogano, quindi tali linee rappresentano una guida generale alla
composizione che va pur sempre interiorizzata e valorizzata con una certa flessibilità.
Lo Haiku è tanto più bello quanto più è semplice e pulito. Intendendo per "pulito" anche il fatto di non avere particelle grammaticali al fondo dei singoli versi (articoli, preposizioni, congiunzioni...)
Ribadiamo di nuovo alcuni concetti:
LO HAIKU
- è concentrazione
- è un vero e proprio poema racchiuso in diciassette sillabe metriche
- è pura concretezza
- è una poesia di "cose" di "fatti". È nuda realtà, semplice realtà
- L'Haiku non è un mezzo, ma il fine. Non è parte del poema, è il poema in sé.
- L'Haiku fotografa, nella sua semplicità ed essenzialità, un particolare realmente vissuto e visto.
HAIKU da LEGGERE:
Pasquale Asprea
passo montano-
il tramonto ricopre
la prima neve
Maurizio Petruccioli
il mercatino-
nella nebbia confuse
cose e ricordi
Carlo Bramanti
a perdifiato-
la cicala sul ramo
prepara il giorno
Antonio Mangiameli
fiore d'arancio-
il viso sorridente
di una ragazza
Alberto Baroni
sulla corteccia
di un mandarino in fiore-
segni d'amore
Angiola Inglese
notte di stelle-
sul viola dell'ibisco
la prima lucciola
Salvatore Cutrupi
sale di tono
per coprire il silenzio
un usignolo
Alberto Baroni