Lo Haiku (parte terza) di Alberto Baroni

05.02.2022

"HAIKU" (parte terza)


CHE COSA PUÒ RIGUARDARE QUINDI UN HAIKU:

  • un'attività umana
  • un gioco
  • una via verso la contemplazione
  • uno spazio di libertà della nostra mente
  • un terzo occhio
  • strumento che fa assurgere le cose piccole, apparentemente insignificanti, alla condizione di poesia e di bellezza.
  • un luogo di esplorazione e quindi di avventura.
  • una pratica semplice di ritualità.
  • uno strumento di condivisione.

VEDIAMO ORA COSA NON DEVE ESSERE:

  • Non è una definizione
  • Non è un insegnamento morale
  • Non è un pensiero filosofico
  • Non è una immagine astratta
  • Non è un gioco di parole
  • Non è un gioco di rime
  • Non è un aforisma
  • Non è una massima
  • Non è una sentenza
  • Non è un proverbio
  • Non è un pensiero
  • Non è un'idea

CHE COSA RIFIUTA GENERALMENTE L'HAIKU?

In generale l'haiku rifiuta la gran parte delle nostre figure retoriche di cui qui di seguito elenco le più pregnanti:

IL GIUDICARE - Ritenere, considerare, reputare, stimare - sottoporre a giudizio, sia di natura morale o estetica, valutare:
LA POMPOSITÀ - L' ampollosità, la magniloquenza espressiva .
L'IPERBOLE-Figura retorica che consiste nell'esagerare o ridurre, oltre i limiti normali, la qualità di una persona, animale, cosa o un'idea.
LA PERSONIFICAZIONE - Figura retorica che consiste nell'attribuire a cose e ad animali azioni o sentimenti umani.
LA PROSOPOPEA - Figura retorica - Simile alla personificazione consiste nell'attribuire prerogative umane a cose o a concetti inanimati o astratti, facendoli parlare o rivolgendo loro la parola.
L'ORPELLO - Ciò che è pura apparenza, esteriorità, lustro, finzione, anche, artificio retorico, abbellimento letterario
IL COMPIACIMENTO- -Senso di soddisfazione, intimo piacere, compiacenza, soddisfazione ostentata quanto infondata.
L'AUTOREFERENZIALITÀ- La tendenza a parlare ed agire riferendosi solo alla propria persona.
L'INTERLOCUZIONE- Esprimere a parole il prendere parte a un dialogo, a una discussione.
LA RIMA - Non credo che questo termine vada spiegato.
LA METAFORA- Figura retorica che si ottiene sostituendo un termine con una frase figurata legata a quel termine da un rapporto di somiglianza, ad esempio: Stanno distruggendo i polmoni del mondo, in cui "i polmoni del mondo" sta per "boschi".
LA SIMILITUDINE- figura retorica consistente in un paragone istituito tra immagini, cose, persone e situazioni, attraverso la mediazione di avverbi di paragone o locuzioni avverbiali (come, simile a, a somiglianza di). Es. È furbo come una volpe.
L'APOCOPE: che riguarda una parola che può essere accorciata nella sua parte finale. - Esempio: Andare = Andar.

Perché lo scopo dell'haiku non è "stupire" con metafore bizzarre o ardite.

Questo è un breve sunto di quello che non si deve utilizzare per scrivere un Haiku, è evidente che di figure retoriche nella poesia Italiana ce ne sono tantissime altre, molte inutilizzabili proprio per l'estrema ristrettezza della costruzione metrica dell'Haiku (5-7-5 ) è mio parere personale, consolidatosi nella lettura di tantissimi Haiku, che meno se ne fa uso meglio è.

Importante è che le parole siano ridotte al minimo e che non abbiano riferimento con chi le scrive, quindi nessun aggettivo, avverbio, o descrizioni di sensazioni percepite dall'Haijin.

Riepilogando:

  • Nel testo dell'Haiku meglio se non trovano posto pronomi o aggettivi come: io, tu, te, mi, mio miei - o tutto ciò che può indicare la persona fisica dell'autore, né una sua azione od emozione.
  • Meglio se non trovano posto aggettivi come: triste, innamorato, stupito, perplesso etc. che indicano la presenza di un soggetto che prova emozione.
  • Meglio se non si usano verbi che nella loro coniugazione alla prima persona presente esprimono emozioni come: io amo, io ricordo, mi commuovo, mi stupisco; né che esprimano azioni come io abbraccio, io apro, io odo, io contemplo.
  • Come meglio evitare aggettivi superflui o pleonasmi, come: caldo, infinito oscuro, quando si riferiscono a oggetti o fenomeni che lo sono già per loro natura.
  • Nell'Haiku i versi debbono essere essenziali, quindi dire: Sole caldo vuol dire raddoppiare le parole necessarie e quindi dimezzare la capacità figurativa del verso.
  • Non c'è posto per avverbi come: eternamente, per sempre, mai, o per concetti come eternità, bellezza, perché sono elementi astratti, introdotti dalla mente dell'autore, quindi una intrusione indebita.
  • I consigli di cui sopra, come potete notare sono sempre preceduti dall'aggettivo " Meglio" perchè vi sono comunque "eccezioni" anche illustri che li derogano, quindi tali linee rappresentano una guida generale alla composizione che va pur sempre interiorizzata e valorizzata con una certa flessibilità.
    Lo Haiku è tanto più bello quanto più è semplice e pulito. Intendendo per "pulito" anche il fatto di non avere particelle grammaticali al fondo dei singoli versi (articoli, preposizioni, congiunzioni...)


Ribadiamo di nuovo alcuni concetti:

LO HAIKU

  • è concentrazione
  • è un vero e proprio poema racchiuso in diciassette sillabe metriche
  • è pura concretezza
  • è una poesia di "cose" di "fatti". È nuda realtà, semplice realtà
  • L'Haiku non è un mezzo, ma il fine. Non è parte del poema, è il poema in sé.
  • L'Haiku fotografa, nella sua semplicità ed essenzialità, un particolare realmente vissuto e visto.


HAIKU da LEGGERE:


Pasquale Asprea


passo montano-

il tramonto ricopre

la prima neve


Maurizio Petruccioli


il mercatino-

nella nebbia confuse

cose e ricordi


Carlo Bramanti


a perdifiato-

la cicala sul ramo

prepara il giorno


Antonio Mangiameli


fiore d'arancio-

il viso sorridente

di una ragazza


Alberto Baroni


sulla corteccia

di un mandarino in fiore-

segni d'amore


Angiola Inglese


notte di stelle-

sul viola dell'ibisco

la prima lucciola


Salvatore Cutrupi


sale di tono

per coprire il silenzio

un usignolo


Alberto Baroni

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